Specie nel momento in cui l’interesse economico entra in gioco, far valere i propri diritti è complesso e impegnativo. Cosa succede, per esempio, nel caso in cui un’azienda verso cui abbiamo un credito dichiara fallimento? Si potrebbe pensare che, in quel caso, il credito sia perduto, ma la legge contempla anche questo caso e aiuta il creditore con la cosiddetta insinuazione al passivo.
Cos’è l’insinuazione al passivo?
Per insinuazione al passivo si intende la domanda con la quale i creditori chiedono che il proprio credito venga ammesso al passivo di un fallimento o di una procedura di liquidazione giudiziale.
I debiti maturati prima del fallimento o della liquidazione giudiziale vengono, infatti, soddisfatti attraverso una speciale procedura, regolata rispettivamente agli artt. 93 e 101 del R.D. 16 marzo 1942, n. 267 (c.d. “Legge Fallimentare) e agli artt. 201 e ss del D.Lgs 14/2021 e smi, diretta da un soggetto terzo e imparziale chiamato Curatore, sotto il controllo del Giudice.
Come si presenta?
La domanda di ammissione al passivo si propone con ricorso, da trasmettere a mezzo PEC, all’indirizzo indicato nell’avviso ai creditori, contenente i seguenti elementi:
- indicazione della procedura cui si intende partecipare e delle generalità del creditore;
- somma che si intende insinuare al passivo o descrizione del bene di cui si chiede la restituzione o la rivendicazione;
- esposizione dei fatti e degli elementi di diritto a fondamento della domanda;
- eventuale indicazione di un titolo di prelazione;
- l’indicazione dell’indirizzo di posta elettronica certificata ove si desidera ricevere le comunicazioni relative alla procedura.
Al ricorso dovranno, inoltre, essere allegati tutti i documenti necessari a dimostrare il diritto fatto valere.
I termini per la domanda di insinuazione al passivo
Il termine per presentare la domanda è di 30 giorni prima dell’udienza di verifica dello stato passivo.
La domanda, tuttavia, può essere presentata anche in data successiva, ma entro un anno dal decreto di esecutività dello stato passivo. In tal caso si parlerà di domanda “tardiva”: essa sarà comunque efficace, con il solo limite dell’esclusione per la parte eventualmente già distribuita.
Tutte le domande presentate successivamente a tale termine non potranno più essere ammesse, a meno che il creditore non provi che il ritardo è dovuto a causa a lui non imputabile. Si parlerà in tal caso di domande “ultra tardive”.
Il progetto di stato passivo e la decisione del giudice
Dopo la presentazione delle domande, queste vengono esaminate dal curatore, il quale predispone un progetto di stato passivo, che depositerà in cancelleria entro quindici giorni prima dell’udienza. Nello stesso termine, il curatore lo trasmetterà anche ai creditori, che potranno presentare osservazioni ed integrazioni documentali fino a cinque giorni prima dell’udienza.
All’udienza, che si svolgerà alla presenza dei creditori che vogliono parteciparvi, il giudice, con decreto succintamente motivato, potrà accogliere (in tutto o in parte), respingere o dichiarare inammissibile ciascuna domanda.
Creditori privilegiati e chirografari
Il principio generale che regola il concorso tra i creditori è quello della “par condicio creditorum”: tutti i creditori hanno diritto ad essere soddisfatti allo stesso modo, in proporzione al credito di ciascuno.
Vi sono tuttavia alcuni crediti, come ad esempio quelli dei lavoratori dipendenti, che sono detti privilegiati in quanto hanno diritto ad essere soddisfatti per primi.
Tutti gli altri invece, detti chirografari, concorreranno proporzionalmente solo su ciò che rimane all’esito della soddisfazione di quelli privilegiati.
L’insinuazione al passivo e i mille aspetti del diritto
Abbiamo trattato di un argomento che riguarda il diritto nel caso di liquidazioni o procedure di fallimento, ma ve ne sono altri migliaia che riguardano ogni fattispecie della vita, sia essa economica che sociale che familiare. Informarsi e leggere articoli come questo è importante se si vuole capire come funzioni la legge, ma padroneggiarne gli aspetti più minuti è tutto un altro discorso. Per questo rivolgersi a un legale è sempre la prima cosa da fare. Se hai bisogno di assistenza rivolgiti al nostro studio: tutela i tuoi diritti!
Articolo scritto in collaborazione con l’avvocato Camilla Marcato