periodo di preavviso

Periodo di preavviso: come si pone fine a un rapporto di lavoro

Se hai letto il nostro articolo relativo alla NASpI, ti starai probabilmente domandando in che modo, all’atto pratico, come un rapporto di lavoro viene interrotto. Ci occupiamo, quindi, con questo articolo, di un altro aspetto connesso alla cessazione del rapporto di lavoro: il periodo di preavviso.   

Cosa si intende con il termine “preavviso”? 

Per preavviso intendiamo quel periodo di tempo che decorre dalla comunicazione delle dimissioni o del licenziamento sino alla cessazione definitiva del rapporto. Il preavviso, dunque, deve essere rispettato sia quando è il lavoratore a porre fine al rapporto di lavoro, sia quando il datore di lavoro pone fine al rapporto. 

Durante questo periodo, il lavoratore deve continuare a svolgere regolarmente la sua attività lavorativa, mentre compito dell’azienda è quello di corrispondergli la retribuzione sino all’ultimo giorno. 

La durata del periodo di preavviso

La durata del periodo di preavviso da rispettare è fissata, in via generale, dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro o CCNL applicato o dagli usi. Il preavviso potrà essere di alcuni giorni o anche di due o tre mesi e potrà variare a seconda del livello di inquadramento, dell’anzianità di servizio del lavoratore o di una combinazione dei due elementi.

Il periodo di preavviso può essere prorogato?

Vi sono alcuni eventi, ossia la malattia, l’infortunio e la maternità, che interrompono il preavviso, la cui scadenza sarà quindi spostata in avanti.

I giorni di ferie non goduti possono essere usati durante il periodo di preavviso?

Tendenzialmente, nel corso del periodo di preavviso, non si potrebbe godere dei giorni di ferie, ma è sempre possibile che le Parti si accordino in maniera diversa: l’importante è che la scelta non venga imposta da una parte all’altra.

Quando non è dovuto il preavviso?

Il preavviso NON è dovuto in caso di: 

  • dimissioni per giusta causa;
  • accordi collettivi di esodo; 
  • lavoratrice dall’inizio della gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino; 
  • padre lavoratore che fruisce del congedo di paternità, per tutta la sua durata e fino ad un anno di età del bambino; 
  • licenziamento o le dimissioni causate dalla domanda o dal godimento da parte del lavoratore o della lavoratrice del congedo parentale e del congedo per malattia del bambino; 
  • matrimonio dalla data delle pubblicazioni fino a un anno; 
  • licenziamento o dimissioni durante o al termine del periodo di prova; risoluzione consensuale del rapporto. 

E se il lavoratore o il datore di lavoro non possono rispettare il periodo di preavviso?

In realtà, il periodo di preavviso può non essere rispettato, in totale o parzialmente. In questi casi, però, la parte che non rispetta il preavviso sarà tenuta a corrispondere una indennità per i giorni mancanti, salvo diverso accordo delle parti.

Nel caso in cui si voglia porre fine a un rapporto di lavoro, la procedura da seguire è sempre delicata e merita una particolare attenzione se si vuole minimizzare il rischio che l’altra parte si rivalga. Per questo è sempre un’ottima idea chiedere aiuto a un professionista.

Se hai bisogno di aiuto contatta il nostro studio: tutela i tuoi diritti!

Articolo scritto in collaborazione con l’avvocato Maria Monica Bassan

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