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Protezione temporanea per gli sfollati ucraini, in cosa consiste e cosa prevede

Quando la guerra è alle porte dell’Europa, gli Stati europei rispondono uniti. Se in altri frangenti l’Unione, spesso, non ha mostrato un comportamento unitario facendo venir meno quel comune accordo che ne dovrebbe costituire l’essenza. Nella situazione attuale l’unità e l’identità di vedute sono chiare e inequivocabili per lo meno in un campo: la protezione temporanea. 

Per far fronte all’emergenza umanitaria scaturitasi dal conflitto in atto, il Consiglio dei ministri degli Interni dell’Unione Europea, il 4 marzo 2022, ha accertato e previsto “l’afflusso massiccio” di persone dal territorio ucraino. Si decide così di dare attivazione, per la prima volta nella storia dell’Unione, alla Direttiva 2001/55/CE. Una normativa adottata nel 2001 per gestire arrivi di profughi numerosi e ravvicinati.  

Grazie al sostegno finanziario dell’UE e alla cooperazione tra i vari Stati da marzo 2022 sono circa 4 milioni le persone che hanno ottenuto protezione immediata all’interno dei confini dell’Unione Europea.   

La protezione temporanea e il contenuto della Direttiva CE n. 55 del 2001

Gli elementi centrali della normativa sono due, ed emergono già dalla rubrica: le norme minime per la concessione della protezione temporanea e la promozione dell’equilibrio degli sforzi tra Stati membri nell’accogliere gli sfollati. Il testo della normativa rimarca quindi una duplice necessità, da un lato quella di gestire in modo adeguato e rapido l’accoglienza dei profughi, senza appesantire i sistemi di accoglienza nazionali. Dall’altro, invece, richiede agli Stati membri un sistema di solidarietà volto a garantire risposte coordinate all’emergenza. 

La direttiva elenca anche “i benefici concessi” ai titolari della protezione temporanea sul territorio nazionale dello Stato che ha rilasciato il titolo. Si parla di benefici e non tanto di diritti soggettivi, quasi a rimarcare la provvisorietà e l’eccezionalità della misura di protezione. Ad ogni modo, questi consistono nel rilascio del titolo di soggiorno, nella possibilità di esercitare attività lavorativa, nel diritto di accedere, se minorenne, al sistema educativo, e così via.  

La protezione temporanea è quindi una misura eccezionale

Nel quadro così delineato la protezione temporanea si traduce quindi nella concessione di un peculiare permesso di soggiorno rilasciato. In questo caso, ai cittadini ucraini residenti in Ucraina prima del 24 febbraio 2022, nonché ai titolari della protezione internazionale o di protezione equivalente in Ucraina prima del 24 febbraio 2022 e ai familiari di questi.  

Inizialmente tale permesso prevedeva una durata temporanea di un anno, ma attualmente, tutte le disposizioni urgenti di protezione temporanea per le persone provenienti dall’Ucraina, risultano prorogate sino al 31 dicembre. Viene altresì prorogato lo stato di emergenza dichiarato all’inizio della guerra per supportare le attività di assistenza e soccorso della popolazione ucraina.  

Dal punto di vista del singolo cittadino ucraino beneficiario di protezione temporanea, è previsto che anche la sola richiesta di permesso di soggiorno presentata alla competente Questura consente lo svolgimento di attività lavorativa, in forma subordinata, stagionale o autonoma. Inoltre, al titolare della protezione temporanea deve essere consentito di presentare domanda di protezione internazionale in qualunque momento.  

La compattezza dell’Unione Europea 

La guerra in Ucraina ha reso l’Unione Europea più compatta sotto molti punti di vista. Dall’imposizione delle sanzioni alla Russia, alle soluzioni sul piatto per l’approvvigionamento del gas ed infine nella gestione del flusso di sfollati ucraini. I mesi e gli anni che verranno saranno la prossima sfida per l’Ucraina e per l’Europa, nella speranza che la violenza della guerra cessi al più presto e che si possa ricostruire insieme un futuro migliore per tutti.  

Le dinamiche dell’ingresso in un paese UE: fra complessità e necessità

Le politiche migratorie nei paesi dell’Unione Europea sono complesse, ma sono orientate al benessere e alla protezione della persona. L’iter legale per risiedere legalmente in un paese come l’Italia, però, è complesso, e poter contare sulla consulenza di un legale specializzato è fondamentale. Se ne hai bisogno contatta il nostro studio: tutela i tuoi diritti!

Articolo scritto in collaborazione con la dottoressa Silvia Pellicani

nuova protezione speciale

Cenni sulla Nuova Protezione Speciale

La gestione dei flussi migratori è da sempre al centro del dibattito pubblico, e negli ultimi anni sembra quasi esserne diventata un’ossessione. Anche il governo attuale ha deciso di affrontare il fenomeno con una iniziativa legislativa propria, introducendo anche un concetto di nuova protezione speciale

Nuova protezione speciale: un accenno all’attualità

L’8 maggio 2023 in Gazzetta Ufficiale è stata pubblicata la dichiarazione dello Stato di Emergenza dove si cita “l’eccezionale incremento dei flussi di persone migranti in ingresso attraverso le rotte migratorie del Mediterraneo” alla luce della quale, per sei mesi dalla data della deliberazione, verranno adottate precise misure volte a gestire la “grande difficoltà derivante dalla saturazione del sistema di accoglienza nazionale”.

Non solo, è di pochi giorni la notizia della conversione in legge del D.L. 20/2023, meglio conosciuto come “Decreto Cutro” per mezzo del quale il Governo si è ripromesso di contenere e contrastare l’immigrazione irregolare, portando con sé l’effetto di restringere le garanzie dei richiedenti asilo e delle persone migranti in Italia. 

In cosa consiste il cosiddetto “Decreto Cutro”

Il provvedimento consta di una decina di articoli che affrontano diversi profili del fenomeno migratorio. Quello che ha attirato maggiormente l’attenzione è di certo quello relativo alla cosiddetta protezione speciale, una forma di protezione esclusiva dell’ordinamento interno italiano che negli ultimi anni ha assunto il ruolo di “tutela ad ombrello”. Questo peculiare istituto, nella sua formulazione originaria, oltre a garantire il divieto di espulsione del cittadino straniero, così come internazionalmente riconosciuto, tutelava altresì il rispetto degli obblighi internazionali e costituzionali dello Stato nonché degli articoli 3 e 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Questi ultimi erano relativi, rispettivamente, al divieto di tortura e di trattamenti inumani e degradanti e alla salvaguardia e al rispetto della vita privata e familiare. Ebbene, è proprio il riferimento a quest’ultimo diritto, ad essere stato recentemente soppresso, togliendo peso e importanza al processo di radicamento dello straniero nel territorio nazionale.

La nuova protezione speciale e i legami familiari

In realtà, nonostante l’eliminazione dei criteri volti all’accertamento del diritto di cui sopra, anche alla luce della recente giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo -che valorizza i legami familiari, la durata della presenza sul territorio nazionale e le relazioni sociali instaurate– e del catalogo aperto degli obblighi costituzionali o internazionali che gravano sullo Stato è indubbio che debba ancora darsi rilievo al radicamento sociale dello straniero quale diritto fondamentale dell’uomo.  

L’espulsione o il respingimento, qualora ricorrano gli obblighi di cui all’art. 5, comma 6, del Testo Unico per l’Immigrazione sono divieti assoluti e non derogabili. Pertanto, andrebbe ad ogni modo tenuto conto della natura e dell’effettività dei vincoli interpersonali e familiari dell’interessato, nonché della durata del suo soggiorno nel territorio nazionale, indipendentemente dal maldestro tentativo del legislatore di eluderne l’essenza.  

L’emanazione del cosiddetto Decreto Cutro ha senza dubbio creato una situazione d’incertezza interpretativa. Questo espone le persone migranti al rischio di ulteriori stigmatizzazioni e discriminazioni e inevitabilmente al peso di procedure sempre più farraginose e cavillose. Si auspica tuttavia che, il complesso e rigido scheletro di norme poste a tutela della salvaguardia dei diritti fondamentali e il lavoro della giurisprudenza, saranno comunque in grado di proteggere dall’espulsione coloro che giungono nel nostro Paese in cerca di un futuro migliore.

L’assistenza legale è un bisogno imprescindibile per i migranti

Le modifiche all’istituto della protezione speciale rafforzano la necessità di assistenza legale per tutte quelle persone che decidono di abbandonare il proprio Paese e versano in situazioni di seria vulnerabilità. Il nostro studio conta su professionisti specializzati proprio in materia di diritto dell’immigrazione. Rivolgiti al nostro studio se ne hai necessità: tutela i tuoi diritti!

Articolo scritto in collaborazione con la dottoressa Silvia Pellicani