I rapporti di lavoro possono distinguersi in rapporti di lavoro autonomo e di lavoro dipendente. Spesso però, è un altro nome che risuona, tanto da essere onnipresente non solo nella cronaca, ma anche nella vita quotidiana della maggior parte dei lavoratori italiani. Parliamo, ovviamente, del lavoro subordinato.
Si parla di lavoro autonomo quando il lavoratore gestisce da solo ogni aspetto della sua attività, dai rapporti con la committenza all’organizzazione del lavoro, dalla fatturazione alla gestione dei progetti. Ma quando, in effetti, possiamo attribuire a un rapporto i connotati di lavoro subordinato?
Lavoro subordinato: facciamo chiarezza
Contrariamente al lavoro autonomo, si parla di lavoro dipendente o, meglio, di lavoro subordinato, quando il lavoratore, in cambio di una retribuzione, si impegna a svolgere la propria attività alle dipendenze del datore di lavoro. Diversamente che nel lavoro autonomo, quindi, l’attività di lavoro è svolto alle dipendenze e sotto la direzione di un altro soggetto, il datore di lavoro, a cui compete l’organizzazione dell’attività, nonché il rischio economico che dall’attività stessa deriva.
Con il contratto di lavoro subordinato, insomma, si realizza uno scambio tra le parti. Da un lato il dipendente si impegna a mettere le proprie energie lavorative e la propria competenza a disposizione del datore di lavoro, nonché a dipendere da lui nell’esecuzione del lavoro e a sottostare alla sua direzione. Dall’altro lato, il datore di lavoro si obbliga a pagare al lavoratore la retribuzione che gli compete.
Quindi un rapporto subordinato è sottoposto a una serie di vincoli
In effetti, comunemente si dice che il lavoratore dipendente è sottoposto al cosiddetto vincolo di subordinazione. Per capire se vi sia o meno tale vincolo e, dunque, stabilire se il lavoratore sia effettivamente un dipendente, bisogna verificare le modalità di svolgimento del rapporto stesso.
Se, infatti, il lavoratore è soggetto al potere direttivo, organizzativo, disciplinare e di controllo di un datore di lavoro, ed è inserito stabilmente all’interno dell’organizzazione dell’impresa, senza assumersi il cosiddetto rischio di impresa, allora il rapporto di lavoro sarà di tipo subordinato.
Al contrario, il lavoratore autonomo si obbliga a compiere un’opera o un servizio, verso corrispettivo e con lavoro prevalentemente proprio, ma “senza vincolo di subordinazione”. Per tale ragione, non si può dire che Egli abbia un datore di lavoro, ma soltanto clienti o committenti.
Il diritto del lavoro è sempre complicato, e nessuna controversia va affrontata in autonomia!
Il lavoro è un diritto e un dovere di ogni cittadino, e proprio perché è qualcosa di così importante, non è mai il caso di affrontare controversie o rapporti lavorativi senza l’appropriata assistenza. Sia che tu sia un datore di lavoro che tu sia un lavoratore, sia che tu voglia dirimere controversie che avviare un proficuo rapporto di lavoro, rivolgiti al nostro studio per avere assistenza. Tutela i tuoi diritti!