messa alla prova

Messa alla prova, un modo costruttivo di estinguere un reato.

La giustizia non va in un’unica direzione. Se si è causato danno alla società tanto da venire sottoposti a un procedimento giudiziario, non esiste solo la pena detentiva o quella pecuniaria per espiare la propria colpa. Un’alternativa, relativamente nuova e di sicuro innovativa, è la sospensione del processo con messa alla prova.

In cosa consiste la messa alla prova

La sospensione del processo con messa alla prova viene introdotta con la legge 67 del 28 aprile 2017 ed è stata da ultimo oggetto di innovazione con il D.Lgs. 150/2022, la cosiddetta “Riforma Cartabia” . Il concetto di messa alla prova prevede lo svolgimento, da parte dell’imputato, di un programma di lavori di pubblica utilità in favore della collettività. Questo può essere svolto tramite attività di volontariato di rilievo sociale o presso istituzioni pubbliche, enti e strutture sanitarie.

La misura, però, non può essere concessa per ogni procedimento. Essa può essere concessa dal giudice per reati puniti con la pena della reclusione non superiore nel massimo a sei anni, estendendola dagli originari limiti edittali dei quattro anni. Questo purché si prestino a percorsi risocializzanti o riparatori da parte dell’autore compatibili con l’istituto. L’esito positivo comporta l’estinzione del reato, mentre l’esito negativo comporta la revoca della sospensione e la ripresa del procedimento.

Ma cosa è necessario fare per ottenere la sospensione del processo con messa alla prova, e quali sono i passaggi che la contraddistinguono?

Prima di tutto, l’imputato dovrà presentare una richiesta, personalmente o a mezzo di un procuratore speciale entro la prima udienza. Questa dovrà contenere la propria disponibilità, la situazione personale e familiare e l’attività lavorativa. Novità ulteriormente introdotta dalla Riforma è la possibilità  che detta proposta sia formulata anche dal Pubblico Ministero, oltre che dallo stesso imputato. Quest’ultimo può formulare la proposta anche nel corso delle indagini preliminari, indicando la durata ed i contenuti del programma, a cui l’indagato può aderire nel termine di venti giorni.

Inizia il programma di trattamento: come si svolge

A questo punto, il programma di trattamento viene elaborato di concerto con l’ufficio di esecuzione penale esterna. Il periodo di sospensione del procedimento può essere nel massimo uno o due anni, a seconda dei reati per cui si procede.

Una volta elaborato il programma, tenendo conto delle occupazioni lavorative e delle caratteristiche della persona imputata, viene eseguito. Infine, viene verificato l’esito del programma: se la prova ha esito positivo, il reato viene estinto. Se, invece, l’esito è negativo la sospensione viene revocata e il procedimento riprende.

Può capitare a tutti di incorrere in problemi legali, che a volte risultano in un processo a carico della persona a cui viene contestato l’illecito. Per ottenere la sospensione del processo con messa alla prova, comunque, il primo passo è rivolersi a un legale: contatta il nostro studioTutela i tuoi diritti!

Articolo scritto in collaborazione con l’avvocato Lucrezia Zacchi

decreto penale di condanna

Decreto Penale di Condanna: la conversione della pena definitiva

Siamo abituati a pensare che, quando una persona viene giudicata colpevole di un reato, la condanna si traduca in un periodo di reclusione. Eppure non è sempre così: la legge prevede infatti alcuni modi per non comminare il carcere a un imputato ritenuto colpevole, e uno di questi è il decreto penale di condanna

Cos’è il decreto penale di condanna, e cos’è cambiato recentemente

Il decreto penale di condanna è un provvedimento del Giudice per le indagini preliminari, disposto su richiesta del Pubblico Ministero. Viene adottato quando per i reati contestati è possibile applicare una sanzione finale costituita dalla sola pena pecuniaria, anche se in sostituzione di quella detentiva.

Attualmente, a seguito della riforma Cartabia, le condizioni sono variate rispetto a prima. Il valore giornaliero di ragguaglio tra la pena detentiva convertita in pecuniaria, ossia quanto denaro dovrà versare il reo per ogni giorno di reclusione comminato, non può essere inferiore a euro 5 e superiore a euro 250 giornalieri.  Precedentemente andava da un minimo di 75 euro a un massimo di 225 euro. Nondimeno deve corrispondere alla quota di reddito giornaliero che può essere impiegata per il pagamento della pena pecuniaria. Si tengono in considerazione sia le complessive condizioni economiche, patrimoniali e di vita sia dell’imputato sia del suo nucleo familiare.

Quali sono i vantaggi di questa alternativa?

Il vantaggio del decreto penale di condanna consiste nel fatto che non si provvederà alle spese del procedimento né all’applicazione delle pene accessorie. Inoltre, anche se divenuto esecutivo, ovvero passato in giudicato e quindi definitivo perché non più suscettibile di impugnazione, non ha efficacia nel giudizio civile. 

La caratteristica più degna di nota è che il reato si estingue se nel termine di 5 anni, se concerne un delitto, o di due anni nel caso di una contravvenzione, l’imputato non commette un altro reato della stessa indole. Si cancella cosi l’effetto penale e la condanna non risulterà di ostacolo ad una successiva sospensione condizionale della pena.

L’opposizione al decreto penale di condanna

Tuttavia, se non fosse ritenuta la migliore soluzione per il caso di specie, il decreto penale può essere opposto, personalmente o tramite il difensore, entro quindici giorni dalla notificazione. Con l’opposizione possono essere richiesti dei riti alternativi per la definizione del processo, come il giudizio abbreviato, il giudizio immediato o il patteggiamento.

Nell’ultima parte della disposizione è stato inoltre modificata dalla riforma la possibilità della sostituzione della pena detentiva con il lavoro di pubblica utilità. Dapprima era richiedibile sempre a mezzo di opposizione. Adesso basterà una semplice istanza di concessione di un termine di sessanta giorni per depositare la disponibilità dell’ente e il programma rilasciato dall’ufficio di esecuzione penale esterno .

Una piccola premessa di buon senso

Per usufruire di tutte le possibilità e le tutele che la legge ci mette a disposizione è fondamentale essere ben consigliati e, soprattutto, ben rappresentati. Affidarsi a un legale non è semplicemente un consiglio. È una norma di buon senso tanto immediata da essere riconosciuta come diritto fondamentale da tutte le costituzioni moderne. Se hai bisogno di assistenza puoi rivolgerti al nostro studio: tutela i tuoi diritti!

Articolo scritto in collaborazione con l’avvocato Lucrezia Zacchi