I film di hollywood spesso ci raccontano storie simili, ma ottenere la cittadinanza sposando una persona che già la possiede non è solo un’idea da film. Si tratta di una circostanza che spesso accade, nella stragrande maggioranza dei casi in completa buona fede, ma proprio per evitare usi strumentali del matrimonio, la legge pone un occhio di riguardo al caso.
Ottenere la cittadinanza da matrimonio: quando è possibile?
La cittadinanza per matrimonio è attribuita quando il richiedente, straniero o apolide, è coniugato con cittadino italiano da almeno due anni (oppure dopo tre anni dalla data del matrimonio se residente all’estero) e dimostra di avere la continuativa residenza legale in un Comune italiano da almeno due anni dalla data del matrimonio o della naturalizzazione del coniuge.
Ovviamente durante questo periodo non deve essere intervenuto lo scioglimento, l’annullamento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio e non sussista la separazione personale dei coniugi. Se ci sono figli nati o adottati dai coniugi i termini di due (o tre) anni è ridotto della metà: quindi un anno (oppure diciotto mesi).
Ottenere la cittadinanza da matrimonio: chi decide?
La competenza amministrativa è del Prefetto che adotta il provvedimento di concessione o diniego della cittadinanza per i cittadini stranieri coniugi di cittadini italiani residenti in Italia.
Se invece il coniuge straniero abbia la residenza all’estero, la competenza è del Capo del Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione. Nel caso, infine, emergano ragioni inerenti la sicurezza della Repubblica, la competenza passa Ministro dell’Interno.
E se il matrimonio non è vero?
Il matrimonio, ovviamente, deve essere vero e i due coniugi devono vivere pubblicamente come marito è moglie. Ci sono state numerose sentenze che hanno stabilito questo principio.
Il requisito per poter ottenere la cittadinanza deve consistere non solo nel dato formale della celebrazione di un matrimonio tra lo straniero e il cittadino italiano, ma anche nella conseguente instaurazione di un vero e proprio rapporto coniugale. Importantissimo, infatti, è il requisito della convivenza: di conseguenza, legittimamente viene negata la concessione della cittadinanza italiana a chi, seppure coniugato da oltre tre anni con un cittadino, non abbia mai convissuto con questi.
In tal caso, infatti, viene meno il requisito fondamentale dell’instaurazione di un vero e proprio rapporto coniugale in grado di dimostrare l’avvenuta integrazione dello straniero, presupposto che non può essere realizzato dal mero dato formale della celebrazione delle nozze.
Ci sono reati che impediscono di ottenere la cittadinanza?
In materia di concessione della cittadinanza, considerato che tra le ipotesi ostative all’acquisto “di diritto” per matrimonio è contemplata anche la condanna per un delitto non colposo per il quale la legge preveda una pena edittale non inferiore nel massimo a tre anni di reclusione.
Per esempio, il reato di truffa ex art. 640 c.p., che appunto stabilisce una pena edittale massima pari a cinque anni, rientra tra quelle preclusive all’acquisto della cittadinanza per matrimonio e anche tra le circostanza ostativa alla richiesta cittadinanza per naturalizzazione.
Il diritto legato all’immigrazione non è da prendere sotto gamba!
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Articolo scritto in collaborazione con l’avvocato Maria Monica Bassan