La violenza sulle donne è un problema che, purtroppo, anima quotidianamente la cronaca nazionale. Secondo il Viminale, in Italia le donne uccise nel corso del 2022 sarebbero ben 120, dato in aumento di quasi il 5% rispetto all’anno precedente. Di queste, 97 sarebbero state assassinate in ambito familiare o affettivo, e 57 per mano del partner o dell’ex partner.
Nel mondo la violenza contro le donne interessa 1 donna su 3. Similmente, in Italia i dati ISTAT mostrano che almeno il 31.5% ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale.
Il gap legislativo riguardo la violenza sulle donne
Nonostante la violenza di genere sia ormai un fenomeno tristemente diffuso e dalle percentuali consolidate, nel Codice penale e nel Codice di rito non vi è una precisa connotazione di genere in tal senso, cosa che invece ritroviamo nelle fonti internazionali come la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne, la Direttiva 2012/29/UE e la Convenzione d’Istanbul, la quale al suo articolo 3 designa come violenza nei confronti delle donne
“una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata”.
Secondo il rapporto dell’OMS “Violence Against Women Prevalence Estimates” la violenza contro le donne rappresenta un problema di salute dalle proporzioni enormi e, in quanto tale, meritevole della massima attenzione e tutela.
La legge italiana in merito alla violenza sulle donne
In Italia, la prima significativa novella legislativa in questo senso, si è avuta con l’approvazione della Legge 15 febbraio 1996, n. 66, espressione di una vera e propria rivoluzione sociale e culturale grazie alla quale la sessualità è divenuta valore imprescindibile della persona, simbolo della libertà dell’autodeterminazione dell’individuo. Con questa riforma i delitti contro la libertà sessuale, dapprima collocati nel Libro Secondo, Titolo IX dei delitti contro la moralità pubblica ed il buon costume del Codice penale, sono statati finalmente posizionati all’interno del titolo XII rubricato “dei delitti contro la persona” ed in particolare nella sezione dedicati ai delitti contro la libertà personale.
Per la prima volta viene quindi valorizzata la persona umana e si acquista consapevolezza sul fatto che la violenza sessuale produce nella vittima una serie di effetti patologici dovuti sia dall’entità oggettiva dell’atto, sia dall’entità soggettiva del trauma subito dalla vittima che vede leso in profondità il proprio diritto all’autodeterminazione.
Non solo violenza sessuale: le altre leggi e normative vigenti
Nel corso dei decenni si sono susseguiti diversi interventi legislativi sul tema, tra i quali meritano menzione la Legge 27 giugno 2013, n. 77 di ratifica della Convenzione di Istanbul, pietra miliare nel contrasto a questi fenomeni, e la Legge 19 luglio 2019 n. 69 recante ”Modifiche al Codice penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere”, meglio conosciuta come ”Codice rosso” che ha introdotto significative novità in tema di diritto sostanziale delineando, in particolar modo, nuove fattispecie di reato e velocizzando l’avvio del procedimento penale per alcune fattispecie delittuose come i maltrattamenti in famiglia, lo stalking e la violenza sessuale.
La violenza sulle donne è un problema profondo nelle sue origini e nelle sue conseguenze
La violenza di genere, oltre che una violazione dei diritti umani, è un problema sistemico esteso i cui effetti si ripercuotono sul benessere dell’intera comunità. Essa, infatti, presenta conseguenze negative nel breve e nel lungo termine andando ad incidere sulla salute fisica e mentale della vittima, e spesso delle persone ad essa vicine, condizionandone così ogni aspetto della quotidianità.
A ciò si aggiunga che resiste ancora uno stigma sociale e istituzionale nei confronti di chi subisce violenza che tace, nasconde e perfino giustifica quanto subito e che andrebbe estirpato quanto prima. Il non riconoscimento della violenza, la diffidenza verso le vittime, i pregiudizi e gli stereotipi sessisti fanno rivivere le condizioni traumatiche sofferte e minano la fiducia e la credibilità delle testimonianze. Gli ultimi dati dimostrano che il 58,8% delle donne è vittima del proprio partner o ex partner (57,8% nel 2020 e 61,3% nel 2019), il 25,2% di un altro parente, il 5% di un conoscente, e il 10,9% di uno sconosciuto.
Quando è la figura d’attaccamento a perpetrare la violenza, si sviluppano molteplici circostanze drammatiche che si pongono altresì come ostacoli alla possibilità di presentare denuncia, non permettendo così un’adeguata valutazione del rischio e una tempestiva risposta. Tuttavia, anche nei casi in cui avvenga effettivamente uno svelamento dei soprusi subiti, i dati dimostrano la preponderante sussistenza di casi di vittimizzazione secondaria esercitata sia da parte delle forze dell’ordine che da parte dei servizi sociali, che sono i soggetti istituzionali che dovrebbero più incisivamente intervenire in questi casi.
Una questione di cultura
Ciò detto, la considerazione primigenia, ed intellettualmente onesta, che occorre fare è che non sta esclusivamente alla legge risolvere un problema che sembra affondare le sue radici in una cultura profondamente patriarcale, che da troppo tempo fatica ad evolvere. Il compito dell’Ordinamento, al di là della tipica risposta sanzionatoria, sarebbe piuttosto quello di prevenire la commissione di questi reati attraverso un percorso, fondato sulla sensibilizzazione e sull’educazione alle tematiche di genere, in grado di coinvolgere le vecchie e le nuove generazioni in un’ottica intersezionale.
Alle volte, il carico degli eventi è tale da non poterlo affrontare in solitudine: è in quei momenti che poter contare sull’aiuto di un professionista diventa fondamentale. Se hai bisogno di supporto legale, contatta il nostro studio: tutela i tuoi diritti!